Kurz contro Merkel?

L’immigrazione divide Austria e Germania. Angela Merkel ha serie difficoltà a mantenere in piedi la sua Große Koalition e il Cancelliere austriaco Sebastian Kurz minaccia di chiudere le frontiere se la Germania dovesse attuare il respingimento immediato al confine dei migranti. Kurz dichiara di non voler prendere posizione sul braccio di ferro tra la Cancelliera Merkel e il Ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer (CSU), che è pronto a dimettersi e forse a far cadere il governo se la CDU non cambierà linea in materia di immigrazione. Nessuna ingerenza quindi da parte dell’Austria, che però potrebbe non esitare a prendere contromisure anche drastiche nel caso in cui la Germania decidesse di respingere migranti che non siano entrati e non siano stati identificati sul suolo austriaco. I problemi interni alla Germania rischiano così di avere forti ripercussioni negli equilibri che regolano i rapporti tra i vari stati membri dell’Unione europea.

In un’intervista al tabloid tedesco Bild, Sebastian Kurz ribadisce che le regole del Trattato di Dublino sono chiare e non lasciano spazio a libere interpretazioni:  i migranti devono tornare in quei Paesi in cui sono sbarcati e sono stati registrati, in genere in Grecia e in Italia. Se mai la Germania dovesse chiudere i propri confini, per la salvaguardia austriaca il Cancelliere si vedrebbe costretto a fare altrettanto, chiudendo i propri confini. Insomma, l’Austria non si farebbe alcuno scrupolo nel sigillare la frontiera con la Germania, con tutte le conseguenze e ripercussioni sul turismo, sul commercio, sul traffico, e con tutte le eventuali difficoltà che deriverebbero nelle relazioni bilaterali tra i due Paesi. In pratica è in corso una sorta di rimpallo tra Baviera e Austria, malgrado condividano entrambe una politica restrittiva nei confronti dei rifugiati, volta ad inasprire le regole per la gestione del fenomeno migratorio in Europa. Sullo sfondo le elezioni in Baviera il prossimo ottobre, nelle quali la CSU potrebbe perdere la maggioranza assoluta, e la perenne campagna elettorale nella quale l’Austria e tutti i Paesi con governi sovranisti vivono su base permanente per mantenere alti i consensi dell’elettorato. Analizziamo la questione della chiusura dei confini austriaci e scopriamo come sarà l’impostazione data dall’Austria all’agenda europea durante il suo semestre di presidenza, iniziato il 1 luglio

Chiudere i confini, ma quali?

La chiusura dei confini è una minaccia reale, oppure è solo l’ennesima dichiarazione ad effetto, che ha lo scopo di tenere desta l’attenzione dell’opinione pubblica austriaca, per ragioni di politica interna? Sebastian Kurz minaccia di voler chiudere le frontiere con la Germania, come ha dichiarato al tabloid tedesco Bild. Lo dice a chiare lettere anche in un’altra intervista pubblicata dal quotidiano tedesco Die Welt, sebbene non sia chiaro come pensi tecnicamente e realisticamente di attuare tale contromisura senza paralizzare anche gli spostamenti all’interno del proprio Paese. Infatti, il collegamento autostradale tra le città austriache di Innsbruck e Salzburg passa per un tratto sul territorio tedesco, in Baviera. Sembrerebbero piuttosto i soliti proclami che servono a mobilitare gli elettori mantenendoli in uno stato di perenne campagna elettorale.

Un allarme forse sproporzionato, quello della possibile chiusura delle frontiere austriache, che ricorda un po’ la più volte paventata chiusura del Brennero, agitata ripetutamente per mesi e mesi come una minaccia ai danni dell’Italia. Un’eventualità per ora scongiurata, ma che nei giorni scorsi era riemersa come possibile ulteriore contromisura se non si fosse trovata una soluzione all’emergenza profughi.

BKA/Dragan Tatic

Un’Europa che protegge

L’Austria a partire dal primo luglio è alla guida della presidenza europea. In questo semestre la parola d’ordine sarà “Ein Europa, das schützt” (Un’Europa che protegge) e il ruolo che il Cancelliere Kurz vuol far avere al suo Paese è quello di Brückenbauer (Costruttore di ponti), ovvero una funzione di “pontiere” che favorisca l’approvazione di soluzioni condivise su temi importanti per il futuro dell’Unione, come ad esempio in materia di immigrazione.

BKA/Dragan Tatic

L’Austria farà in modo che l’Unione europea sia preparata a fronteggiare eventuali emergenze migranti estive. Anche perché nessuno vuol vedere ripetersi un massiccio afflusso come l’immensa ondata di profughi che ha travolto l’Europa nel 2015. Protezione e controllo dei confini, soprattutto quelli più a sud dell’Unione, centri di accoglienza in Paesi terzi, potenziamento e maggiori mezzi e risorse a disposizione di Frontex, lotta senza quartiere all’immigrazione illegale. Saranno questi alcuni dei punti chiave che contraddistingueranno l’impostazione impressa dall’Austria ai prossimi sei mesi di lavoro comunitario.

BKA/Dragan Tatic

Ue, vince la linea di Visegrad

L’Austria non ha mai fatto misteri di avere affinità e identità di vedute con i Paesi del Gruppo di Visegrad: Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia, Ungheria. A quanto pare la linea che si sta rivelando vincente è quella che vuole la chiusura dei confini, maggiori controlli e una politica migratoria fortemente restrittiva. L’Italia con il governo giallo-verde sembra essere in scia, anche se difficilmente le esigenze del nostro Paese potranno coincidere con quelle dell’Austria e del Gruppo di Visegrad.

Attualmente la situazione interna alla Germania, con un’Angela Merkel mai così fragile dopo le possibili dimissioni del Ministro dell’Interno Seehofer e lo spettro di nuove elezioni, potrebbe vedere anche la Germania allineata sulle medesime posizioni. Infatti, per poter garantire maggiori controlli sulla registrazione dei rifugiati, la Merkel ha manifestato l’intenzione di voler inviare poliziotti tedeschi alle frontiere bulgare.

Non solo, la Germania promette di aiutare in caso di bisogno Slovenia e Croazia e anche di intensificare gli interventi di Frontex, come già auspicato da tempo dall’Austria, per presidiare e proteggere i confini di Grecia, Macedonia e Albania, ossia lungo quella nuova rotta balcanica che tanta paura fa al governo austriaco. L’Austria, infatti, da mesi lancia l’allarme sull’afflusso di migranti che a migliaia starebbero penetrando nel cuore dell’Europa proprio da questa rotta alternativa. Una Germania che improvvisamente, in seguito a questa frattura tutta interna, tra CDU e CSU, potrebbe sposare la linea di Visegrad, da sempre contraria alla politica delle porte aperte e alla redistribuzione dei rifugiati.

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