Franca Sozzani, la moda, Vienna

Franca Sozzani l’ho incontrata alcuni mesi fa in primavera inoltrata, a Vienna, a uno degli eventi più di tendenza della moda, legato a L’Uomo Vogue. Si trattava dell’inaugurazione di un negozio di abiti maschili, Slowear, un marchio vanto del Made in Italy. Era presente tutta la crème de la crème della capitale austriaca. Lei, Franca Sozzani, la signora della moda italiana, era l’ospite d’onore. È arrivata in ritardo, perché le vere prime donne sono così, si fanno sempre aspettare, e solo loro, in quel clima di attesa, sanno come alimentare tra gli astanti fantasie e sogni. Quando l’ho vista mi è sembrata diversa da come me l’aspettavo: gentile, affabile, sorridente, di un’eleganza innata, emanava un’aura quasi ieratica. I suoi capelli lunghi, sciolti, lo sguardo limpido e brillante, curiosa e disponibile. Tra abiti e capi di design, tra tessuti e dettagli dal sapore sartoriale, Franca Sozzani si muoveva con grazia, trovandosi perfettamente a suo agio. Forse nei suoi occhi traspariva un pizzico di malinconia, ma non tradiva in alcun modo l’essere malata.

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La festa era curata sin nei minimi particolari, dal cartoncino dell’invito alle vetrine, dal catering alla colonna sonora. Tutto era stato scelto sotto la supervisione della Sozzani: un dipinto, dove ogni pennellata non era stata disegnata per caso, ma aveva un suo senso profondo. Era così, perfezionista e rivoluzionaria, Franca Sozzani, nella direzione di Vogue Italia, come negli eventi moda satellite, capace di inanellare sempre un successo dietro l’altro, come ha ricordato anche Anna Wintour su Vogue. Una donna infaticabile, brillante, capace di scelte controverse, come traspare dal docufilm realizzato dal figlio Francesco Carrozzini: “Franca: Chaos and Creation“, presentato in anteprima all’ultimo Festival del Cinema di Venezia. Questa è l’intervista che mi ha rilasciato. Una chiacchierata amabile, che forse ho tenuto nel cassetto per troppi mesi. 

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Il concetto vince su tutto, anche sul prodotto

È il concetto quello che oggi vince” esordisce così Franca Sozzani. Una frase lapidaria eppure un testamento ideale. In poche parole è racchiusa la sua filosofia di vita, il segreto del suo successo professionale, il suo fiuto e istinto per la moda, la sua capacità di visione che si adatta e funziona anche in un futuro ipertecnologico e social. Lo spunto per questa riflessone era offerto dal brand Slowear, con cui L’Uomo Vogue ha un rapporto di collaborazione da tempo.

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Un marchio di alta gamma che riunisce al proprio interno altri quattro brand iper-specializzati: Incotex, la storica azienda che produce pantaloni, fondata nel 1951 da Carlo Compagno e oggi passata ai figli Roberto e Marzio; Glenshirt che realizza camicie; Montedoro per i capi spalla; Zanone per la maglieria.

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Azienda con milioni di fatturato che ha puntato dal 2010 sul retail aprendo negozi a Parigi, Londra, New York e Tokyo. Mercati privilegiati Stati Uniti e Giappone, ma Europa, Medio Oriente e Asia sono coperti con molti punti vendita propri e in franchising, come quello viennese creato assieme a Roy Dantendorfer.

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Sozzani: “C’è un concetto talmente forte qui stasera, infatti sono 40 negozi nel mondo. Quindi è chiaro che dentro al concetto ci deve essere il prodotto. Però il concetto sostiene anche il prodotto e quindi è molto importante”.

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Lezioni di marketing e di stile, un distillato di spirito imprenditoriale e capacità nell’interpretare tendenze e nell’indirizzare il gusto. Il segno tangibile di sapienza, conoscenza, intuito. La Sozzani parlava del marchio Slowear, che ha costruito buona parte della sua fortuna da Incotex e dal know how nel fabbricare pantaloni che siano sì casual, ma sempre metropolitano, con uno stile urban chic.

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Moda fatta per durare nel tempo, non fast fashion, ma design studiato e alta qualità anche nella scelta di materialifilati. E la filosofia del brand traspare anche nell’allestimento dei negozi, pieni di dettagli che denotano cultura, passione per architettura e progettazione d’interni.

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Il suo stretto legame con Vienna

Mentre siamo negli spazi del negozio viennese di Slowear, fresco di inaugurazione, Franca Sozzani mi dice: “Quello che vediamo è molto il loro concept e forse porta alla realtà viennese un po’ di vita, no?” poi mi guarda e sorride, visto che Vienna non è esattamente una destinazione da fashionista.

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Eppure Franca Sozzani adorava Vienna, una città dove cercava di trascorrere qualche giorno ogni anno, soprattutto in occasione di eventi charity, come il Life Ball, l’evento benefico più importante d’Europa che raccoglie fondi a sostegno dei malati di HIV e AIDS.

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So che aveva un debole per il lussuosissimo e classicissimo Hotel Sacher, perché la passione di Franca Sozzani per il bello, il suo debole per l’estetica, traspariva anche in alcune sue piccole manie.

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Sozzani: “Vengo ogni anno a Vienna, perché amo la città e amo il Life Ball. Solo che quest’anno non c’è stato -mi racconta con un pizzico di disappunto- Però Gary Keszler (l’organizzatore del Life Ball) lo rinnoverà l’anno prossimo. E mi manca, perché mi è sempre piaciuto moltissimo”. In queste parole si avvertiva una sincera vena malinconica. Forse sentiva già che il tempo le stava sfuggendo di mano e che rischiava di non poter partecipare a quella versione del suo ballo viennese preferito reinventata per il 10 giugno 2017. Un ballo tra i meno classici e paludati, tra i meno ancorati alla tradizione, al contrario un vero trionfo di allegria, anticonformismo, vivacità, creatività.

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L’essenza della moda e del sapersi vestire

Alla mia domanda su come sia l’uomo che veste Slowear, Franca Sozzani risponde: “È un uomo che sa vestirsi. Non vuole essere modaiolo e quindi non è del momento. Però al tempo stesso sa cosa vuole, è attentissimo ai dettagli e sa scegliere. Mentre spesso l’uomo di moda non sa scegliere”. Anche in queste sue frasi si delinea chiaramente la sua idea della moda, lei che è stata un’icona e una guida.

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Bandito l’atteggiamento da fashion victim. Franca Sozzani era animata dall’amore per capi senza tempo, dal piacere nel mescolare creando un proprio mix, perché, come testimoniava con il suo stile, l’eleganza si costruisce con la sensibilità e il gusto si affina con cultura e intelligenza.

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