La cripto-banca del vino

Nasce la Italian Wine Crypto Bank, prima cripto-banca del vino italiano basata su blockchain e criptovalute. Il suo cuore tecnologico è a Dubai. La IWCB non ha scelto a caso l’emirato, hub innovativo di punta nello scenario internazionale, capace di supportare tecnologicamente e sviluppare un progetto così ambizioso e futuribile. La ragione sociale, invece, è stata stabilita ad Hong Kong, perché i vini italiani stanno conquistando sempre più spazio sul mercato cinese. La Italian Wine Crypto Bank di fatto è un luogo, non fisico, in cui comprare vini pregiati italiani utilizzando esclusivamente criptomonete.

“In Italia si guarda con molto sospetto a token, digital asset e criptocurrency, ma se persino la più grande casa d’aste del mondo come Christie’s ha iniziato ad accettare monete virtuali per il pagamento di aste tradizionali, il futuro appare ben delineato” mi racconta Rosario Scarpato, Fondatore e Direttore dell’Italian Wine Crypto Bank. La IWCB intende mettere assieme le cantine e i produttori vitivinicoli con coloro che utilizzano la tecnologia blockchain e i digital asset, circa 200 milioni di persone in tutto il mondo. Un settore di mercato che comprende la fascia di età tra i 29 e i 35 anni, con elevata disponibilità finanziaria e un livello di istruzione alto. “La Italian Wine Crypto Bank non punta solo a coinvolgere i cosiddetti bitcoiner, ma anche a raggiungere i collezionisti, aprendo nuovi mercati ai vini di pregio del nostro Paese” sottolinea Rosario Scarpato. Vediamo insieme come funziona questa cripto-banca del vino e quali cantine italiane vi hanno finora aderito.  Continua a leggere

I vini del sud conquistano Vienna

Il buon vino del Sud Italia è stato protagonista indiscusso a Vienna. Rossi corposi e tannici, bianchi fruttati, rotondi, sapidi, un’enorme varietà di vitigni autoctoni da scoprire. La Borsa Vini Italiani 2017 a Palazzo Metternich, sede dell’Ambasciata d’Italia, ha portato alla ribalta 37 case vinicole provenienti da Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Un palcoscenico perfetto per ospitare l’immensa varietà e ricchezza dei territori italiani, ciascuno con le proprie caratteristiche. Un’occasione per conoscere prodotti di qualità, realizzati con passione e cura, espressione di una cultura rispettosa delle tradizioni e di un modo di rapportarsi alla natura che ne sa esaltare la tipicità. Un’iniziativa, quella viennese, che ha attratto oltre 100 operatori del settore tra enologi, sommelier, buyer non solo austriaci, ma giunti anche dalle vicine Repubblica Ceca e Slovacchia, giornalisti, blogger, responsabili di scuole di enologia e scuole turistiche. Due i momenti principali: prima un seminario con degustazione commentata, poi un workshop. “La diffusione del sapere sui territori e sui vitigni autoctoni è molto importante in Austria, che sta diventando sempre più un Paese produttore di vini eccellenti, soprattutto di bianchi” mi racconta Antonio Ventresca , Direttore dell’ICE di Vienna (Agenzia Italiana per il Commercio Estero).

La manifestazione dedicata ai vini italiani del sud rientra nel Piano Export Sud. Un progetto che promuove quattro regioni: Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, sostenendole e aiutandole ad esprimere appieno il loro potenziale nell’ambito dell’innovazione e dell’eccellenza. Alcuni dei prodotti presentati alla Borsa Vini Italiani 2017 sono stati scelti dal maggiore player specializzato in vini della GDO austriaca per un’azione promozionale sull’intero territorio austriaco. Lo stereotipo di un Nord Italia avanzato, locomotiva del Paese, non sembra applicarsi al settore vitivinicolo, dove il Sud non è affatto rimasto indietro. “Le aziende del sud stanno facendo passi da gigante, non solo dal punto di vista qualitativo, ma anche della presentazione del prodotto, del design delle etichette, dei cataloghi, dell’allestimento delle cantine -mi spiega Antonio Ventresca- Sono realtà curate in ogni dettaglio e sono certo che chi avrà costanza e desiderio di continuare a lavorare su questo mercato potrà avere grandi soddisfazioni”. 

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