Vienna, 150 anni di gelato italiano

L’Ambasciata d’Italia a Vienna celebra i 150 del gelato italiano in Austria con l’evento “Eis wie damals”, “Il gelato come una volta”. Un’iniziativa che ripercorre le fasi storiche di questo prodotto artigianale che, nella seconda metà del 1800, dalla Val di Zoldo conquista a poco a poco la Repubblica di Venezia e successivamente anche Vienna. È così che il gelato artigianale italiano diventa un prodotto di grande successo in tutta la Mitteleuropa. “La storia dei gelatieri italiani è molto interessante.

Il gelato è entrato nella cultura popolare austriaca e centro europea da oltre 150 anni -dice Stefano Beltrame, Ambasciatore d’Italia a Vienna- È incredibile vedere che anche dopo cinque generazioni questi grandi lavoratori hanno mantenuto un fortissimo legame con la loro terra di origine che sono le montagne delle Dolomiti”.

Una storia antica che prende le mosse dalla necessità degli abitanti delle Dolomiti, un tempo impegnati nel mercato del legname utilizzato per la costruzione delle navi, di reinventare il proprio mestiere con l’avvento degli scafi realizzati in ferro. Dapprima venditori di mele cotte caramellate poi, con l’invenzione dello zucchero industriale da barbabietola, la trasformazione in artigiani del gelato e specialisti . Una tradizione che si è andata consolidando nel tempo. “I gelatai italiani sono presenti sul mercato austriaco dal 1850 circa. I primi pionieri sono venuti dalla Val di Zoldo e dal Cadore -mi racconta Silvio Molin Pradel, Presidente dell’Associazione dei Gelatieri Italiani in Austria- All’inizio viaggiavano con i carretti. Alla fine dell’ottocento primi novecento hanno iniziato ad aprire i primi punti vendita, gli Eissalon”. Anche per questo in molti paesini austriaci e tedeschi ancora oggi si trovano gelaterie tradizionali italiane dal caratteristico nome: “Eiscafè Venezia”. Scopriamo di più sul gelato artigianale italiano, sull’evento a Palazzo Metternich e sulle antiche macchine utilizzate per preparare il gelato.  Continua a leggere

La cripto-banca del vino

Nasce la Italian Wine Crypto Bank, prima cripto-banca del vino italiano basata su blockchain e criptovalute. Il suo cuore tecnologico è a Dubai. La IWCB non ha scelto a caso l’emirato, hub innovativo di punta nello scenario internazionale, capace di supportare tecnologicamente e sviluppare un progetto così ambizioso e futuribile. La ragione sociale, invece, è stata stabilita ad Hong Kong, perché i vini italiani stanno conquistando sempre più spazio sul mercato cinese. La Italian Wine Crypto Bank di fatto è un luogo, non fisico, in cui comprare vini pregiati italiani utilizzando esclusivamente criptomonete.

“In Italia si guarda con molto sospetto a token, digital asset e criptocurrency, ma se persino la più grande casa d’aste del mondo come Christie’s ha iniziato ad accettare monete virtuali per il pagamento di aste tradizionali, il futuro appare ben delineato” mi racconta Rosario Scarpato, Fondatore e Direttore dell’Italian Wine Crypto Bank. La IWCB intende mettere assieme le cantine e i produttori vitivinicoli con coloro che utilizzano la tecnologia blockchain e i digital asset, circa 200 milioni di persone in tutto il mondo. Un settore di mercato che comprende la fascia di età tra i 29 e i 35 anni, con elevata disponibilità finanziaria e un livello di istruzione alto. “La Italian Wine Crypto Bank non punta solo a coinvolgere i cosiddetti bitcoiner, ma anche a raggiungere i collezionisti, aprendo nuovi mercati ai vini di pregio del nostro Paese” sottolinea Rosario Scarpato. Vediamo insieme come funziona questa cripto-banca del vino e quali cantine italiane vi hanno finora aderito.  Continua a leggere

Il gusto italiano è Wienissimo

L’Italia trionfa alla festa del gusto. Il nostro buon cibo la fa da padrone a Wienissimo, il festival gourmet nel cuore di Vienna. Una stuzzicante invasione di sapori, prodotti enogastronomici e ricette tipiche. Stavolta l’iniziativa ha aperto i battenti con una maestosa tavola imbandita, lunga ben 65 metri, che ha ospitato più di 200 invitati. Tutti commensali sceltissimi e sopraffini gourmand. L’effetto scenografico è stato ancor più spettacolare dell’anno scorso nel cortile del Rathaus. Il parco di fronte al Castello dell’Augarten è diventato per una sera un’immensa sala da pranzo. Una tovaglia di lino bianco che sembrava non finire mai, raffinati cristalli e candelabri d’argento, piatti e sottopiatti della famosa fabbrica artigianale di porcellane Augarten, composizioni floreali lussureggianti con un tripudio di peonie e ranuncoli. Una cena esclusiva con ospiti illustri, tra cui l’Ambasciatore d’Italia a Vienna Sergio Barbanti.

Antonio Ventresca

Un’anticipazione del ricco programma che si è aperto ufficialmente ieri e che proseguirà nel week-end fino al 9 giugno. Centro propulsore della festa del gusto è la suggestiva piazza Am Hof, uno degli angoli più caratteristici del centro storico viennese e poi Judenplatz, altro piccolo gioiello architettonico della capitale austriaca. Tanti chioschi e stand, aperti dalle 10 del mattino alle 22, dove si possono degustare vini pluripremiati, specialità culinarie della regione del Burgenland, pane, prodotti da forno e alta pasticceria per ricche colazioni, offerte gratuitamente al mattino, o spuntini pomeridiani da assaporare tra gli edifici d’epoca che circondano Am Hof.

Antonio Ventresca

Quest’anno sono tre i Paesi coinvolti: Austria, Italia e Spagna. Il vero protagonista, però, è il Made in Italy, con i suoi prodotti agroalimentari di qualità e con le sue ricette regionali. Per la prima volta vengono proposti agli austriaci dai passatelli ad un riso invecchiato 24 mesi. Ricercatezze e ingredienti sceltissimi per comporre un piccolo affresco italiano. Abbiamo assaggiato per voi alcuni dei piatti preparati dallo chef Sergio Ferrarini che all’Èmile Bar im Hilton Plaza ha creato un menù degustazione con piatti dell’Emilia Romagna rivisitati con il suo tocco geniale. Ecco le ricette più ghiotte e qualche sorpresa come l’olio evo 2.0Continua a leggere

Il pasticciaccio italiano

La crisi italiana viene vista da Vienna con grande preoccupazione e campeggia su tutte le prime pagine dei giornali. “Il populismo all’italiana mette in pericolo anche noi”, titolano allarmati alcuni quotidiani. Altri, invece, mettono in guardia dicendo che il rischio di un governo populista in Italia non è stato evitato, ma solo rimandato. Anche perché andando a nuove elezioni la campagna elettorale di Matteo Salvini sarà ancor più focalizzata su posizioni anti-tedesche e anti Unione europea, con toni più accesi e veementi dei mesi scorsi, che gli faranno guadagnare ancor più estesi consensi. Tutti i media austriaci concordano su un fatto: lo scarso se non inesistente rispetto delle istituzioni da parte sia della Lega, sia del M5S. Si parla di un Presidente della Repubblica ricattato, ostaggio dei leader populisti, qualcosa che nella storia italiana del dopoguerra non si era mai vista.

Sul rischio deriva populista in salsa italiana qualcuno a casa nostra potrebbe obiettare che l’Austria non è certo il Paese che possa scagliare la prima pietra, con un Vice Cancelliere dell’ultradestra e metà dei ministri dell’esecutivo che fanno capo all’FPÖ. Eppure in Austria si è davvero convinti di essere riusciti ad arginare un pericoloso scivolamento verso l’estremismo grazie ad un governo di coalizione, quello turchese-blu, che ha stilato un programma di compromesso con l’ultradestra, a garanzia del quale c’è un partito, quello dei Popolari, che è conservatore ma moderato e allineato su posizioni saldamente europeiste. Insomma, gli austriaci ritengono che il populismo, servito con una panatura stile Wiener Schnitzel, faccia meno danni e desti meno timore di quello alla padana. Per tutti i commentatori una cosa è certa: nel braccio di ferro tra Salvini e Mattarella, ha vinto il Presidente che, seppur tenuto sotto scacco, ha mostrato una forza inattesa. Vediamo insieme i principali titoli dei quotidiani austriaci e analizziamo i loro spunti di riflessioneContinua a leggere

I vini del sud conquistano Vienna

Il buon vino del Sud Italia è stato protagonista indiscusso a Vienna. Rossi corposi e tannici, bianchi fruttati, rotondi, sapidi, un’enorme varietà di vitigni autoctoni da scoprire. La Borsa Vini Italiani 2017 a Palazzo Metternich, sede dell’Ambasciata d’Italia, ha portato alla ribalta 37 case vinicole provenienti da Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Un palcoscenico perfetto per ospitare l’immensa varietà e ricchezza dei territori italiani, ciascuno con le proprie caratteristiche. Un’occasione per conoscere prodotti di qualità, realizzati con passione e cura, espressione di una cultura rispettosa delle tradizioni e di un modo di rapportarsi alla natura che ne sa esaltare la tipicità. Un’iniziativa, quella viennese, che ha attratto oltre 100 operatori del settore tra enologi, sommelier, buyer non solo austriaci, ma giunti anche dalle vicine Repubblica Ceca e Slovacchia, giornalisti, blogger, responsabili di scuole di enologia e scuole turistiche. Due i momenti principali: prima un seminario con degustazione commentata, poi un workshop. “La diffusione del sapere sui territori e sui vitigni autoctoni è molto importante in Austria, che sta diventando sempre più un Paese produttore di vini eccellenti, soprattutto di bianchi” mi racconta Antonio Ventresca , Direttore dell’ICE di Vienna (Agenzia Italiana per il Commercio Estero).

La manifestazione dedicata ai vini italiani del sud rientra nel Piano Export Sud. Un progetto che promuove quattro regioni: Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, sostenendole e aiutandole ad esprimere appieno il loro potenziale nell’ambito dell’innovazione e dell’eccellenza. Alcuni dei prodotti presentati alla Borsa Vini Italiani 2017 sono stati scelti dal maggiore player specializzato in vini della GDO austriaca per un’azione promozionale sull’intero territorio austriaco. Lo stereotipo di un Nord Italia avanzato, locomotiva del Paese, non sembra applicarsi al settore vitivinicolo, dove il Sud non è affatto rimasto indietro. “Le aziende del sud stanno facendo passi da gigante, non solo dal punto di vista qualitativo, ma anche della presentazione del prodotto, del design delle etichette, dei cataloghi, dell’allestimento delle cantine -mi spiega Antonio Ventresca- Sono realtà curate in ogni dettaglio e sono certo che chi avrà costanza e desiderio di continuare a lavorare su questo mercato potrà avere grandi soddisfazioni”. 

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Al top nel business con l’italiano

L’italiano può anche servire a fare impresa e far crescere il business? A Vienna, presso la Facoltà di Economia, si è concluso il progetto Export Lab, un corso di lingua italiana rivolto a studenti di economia, che oltre all’apprendimento linguistico ha dato modo di misurarsi in anticipo con il mondo del lavoro. Questo progetto, attraverso una formula di reverse mentoring, permette all’imprenditore che vi partecipa di confrontarsi con le sfide legate all’internazionalizzazione, senza però vedere messa in discussione la sua leadership. Una sinergia tra giovani universitari e mondo imprenditoriale che crea un ponte tra le due realtà, facendo crescere e migliorare sia i ragazzi, sia le aziende. Con Export Lab emerge uno spaccato del sistema produttivo italiano, che spesso non è in grado di cogliere le opportunità offerte dall’internazionalizzazione per la sua scarsa capacità nell’uso delle nuove tecnologie e la bassa propensione all’innovazione. Forse potremo stupirci, ma sono molti i giovani che in Austria mostrano interesse nell’apprendere la lingua italiana, con l’idea di ampliare le prospettive di un futuro inserimento nel mondo del lavoro.

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Attraverso questo corso, durato un semestre, i ragazzi hanno messo alla prova non solo le proprie conoscenze linguistiche, ma anche le basi teoriche dei propri studi economici, cimentandosi a livello pratico in una serie di iniziative sviluppate assieme ad aziende vere. Le ditte coinvolte hanno compiuto un notevole balzo in avanti, aggiornandosi, perché non basta solo avere prodotti di qualità per essere pronti all’internazionalizzazione. Limitate competenze linguistiche, scarsa conoscenza di internet come strumento di promozione e commercializzazione, un debole uso di email e Skype, hanno indubbiamente un effetto negativo nel momento in cui ci si voglia aprire al mercato estero. Export Lab ha dato vita a un proficuo gemellaggio tra università e impresa, reso possibile dalla collaborazione tra la WU di Vienna (Wirtschafts Universität Wien) e l’ICE (Agenzia per il Commercio Estero). Una sorta di joint venture tra universitari e quattro aziende italiane, pronte ad espandere la propria attività all’estero, ma in attesa di innovarsi e di avere in mano un vero studio di fattibilità e una strategia ben concepita per procedere allo sbarco in Austria.  Continua a leggere