Vienna e i nuovi eroi

La saga degli Argonauti e Vienna. A connettere queste due realtà, apparentemente lontane, ci ha pensato Monica Giovinazzi, con la sua mostra nell’atelier Alberi, a Kirchengasse 33, nel vivacissimo settimo distretto. Argonauts, questo il titolo della mostra che resterà aperta fino al 1 luglio, presenta al pubblico viennese una serie di opere ispirate alle Argonautiche di Apollonio Rodio, realizzate con gesso, pastelli ad olio e fuoco su pezzi di legno di recupero. I personaggi dipinti dalla Giovinazzi sono di grande effetto, materici, sofferenti, incapaci di sostenere i propri ideali, alienati, sconfitti, schiacciati dal peso della propria inadeguatezza a reagire.

Sono quasi degli antieroi, o forse dei nuovi eroi, tutt’altro che vittoriosi ma, al contrario, isolati e privi della forza per combattere, eppure dal grande potere immaginifico. Ciò che lega gli Argonauti alla capitale austriaca è l’autrice stessa, romana, che ha fatto di Vienna la sua seconda casa, da quando vi si è trasferita nel 2005. Il trait d’union, che stabilisce il collegamento, è Monica Giovinazzi, regista e insegnante di teatro, artista figurativa e creatrice di installazioni, scenografie e mostre, performing artist.

Tra i suoi nuovi progetti, infatti, c’è un interessantissimo corso di performing art che si svolge a Londra e che ha l’ambizioso obiettivo di aiutare gruppi di rifugiati ad apprendere elementi di programmazione informatica anche attraverso l’arte performativa. In pratica la Giovinazzi traduce il linguaggio di codifica informatica in arte performativa, consentendo a chi è fuggito da guerre, persecuzioni, carestie, di superare i propri traumi attraverso gestualità ed espressione del corpo, e di imparare un mestiere, iniziando così una nuova vita in un Paese straniero. Scopriamo di più sugli Argonauti e sull’attività artistica di Monica Giovinazzi

Opere figurative quasi scultoree

Colpiscono dritto al cuore gli Argonauti di Monica Giovinazzi, per le loro forme tormentate, per le loro movenze spettrali, per i colori pastosi, con una tavolozza che spazia dal bruno all’arancio, dal nero della combustione al terra di Siena, dal color carne al rosso mattone.

Sono opere nate per fare da scenografia alla rappresentazione teatrale “Petrolio. P.P. Pasolini”, messa in scena, sempre a Vienna, al WUK, nel marzo scorso.

Si staglia imponente l’anta di una porta, che ha ancora i suoi cardini attaccati e i chiodi conficcati, e diventa un’opera scultorea di ampio formato, con figure piegate dalla fatica di vivere.

Unico raggio di speranza quei tocchi di biacca qua e là, che sembrano piccole scintille di vita e di riscossa.

In fondo la loro debolezza è già un’evoluzione, come mi fa notare Monica, una sosta per pensare e sentire.

L’utilizzo di legno di diversa provenienza riprende un tema caro all’autrice, quello del riciclo di materiali che riporta a nuova vita oggetti trovati. 

“Sono molto contenta di come questa mostra sia riuscita -mi racconta Monica in occasione del finissage che si è tenuto qualche giorno fa- Ho venduto varie opere ed una in particolare lascerà Vienna per trasferirsi in Germania, acquistata da un collezionista di Berlino”.

Lo stretto legame tra Roma e Vienna

Quando incontro Monica Giovinazzi sta supervisionando la regia de Il Mistero Buffo di Dario Fo.

A fare da cornice i personaggi delle Argonautiche che acquistano nuovi significati accostati alle battute della celebre pièce teatrale recitata in una lingua reinventata, il grammelot.

È bello osservare le note di regia di Monica, che lascia la massima libertà di espressione e d’iniziativa alle sue attrici, indirizzandole a tratti soprattutto nella componente gestuale, nei movimenti, nelle composizioni di scene che hanno come protagonista assoluta l’azione, la fisicità, ancor più della recitazione.

Il suo lavoro continua incessante tra Roma e Vienna, mescolando all’arte e al teatro anche l’impegno sociale.

Da ricordare l’attività dell’associazione Raabe, fondata da Monica nel 1998 a Trastevere per combattere l’analfabetismo.

La sua opera divulgativa della poesia e della letteratura ha lasciato un segno all’Istituto di Cultura di Vienna.

Altrettanto nella giovane generazione di attori che hanno dato vita a più di una compagnia teatrale in lingua italiana.

Il consiglio è di non perdere la mostra Argonauts, ancora aperta al pubblico fino al 1 luglio, come pure la prossima rappresentazione teatrale de Il Mistero Buffo, in scena il 29 e il 30 giugno alle 20:00, sempre nell’atelier Alberi di Kirchengasse 33.

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