L’Italia che innova sbarca a Vienna

Vienna è diventata il centro dell’innovazione tecnologica mondiale con Pioneers. Una ribalta internazionale che ha visto l’Italia protagonista, con start up e innovazioni capaci di ridisegnare il nostro modo di pensare il futuro. Pioneers è una due giorni dedicata alla creatività e al business, un’occasione d’incontro per inventori e venture capitalist. È qui che il futuro prende forma, dalle biotecnologie alla medicina, dall’Intelligenza Artificiale alla robotica, dalle nanotecnologie alla Augmented Reality, dalla smart home alla smart city. Un tuffo nel mondo che sarà, tra conferenze, workshop, incontri. Il paradiso non solo per geek e smanettoni, ma per imprenditori dalla visione illuminata che puntano a cambiare in meglio la qualità del nostro vivere quotidiano, da finanziatori dal fiuto eccezionale capaci di individuare tra centinaia di proposte quelle che si tradurranno in un vero affare.

Un’opportunità per un confronto tra esperti del settore tecnologico, creativi e designer che scambiandosi idee avranno ulteriori ispirazioni per inventare nuovi prodotti. Un modo per far accostare giornalisti del settore a medici, ricercatori e scienziati che dischiudono scenari futuribili, destinati a modificare profondamente diagnosi, cure e analisi delle malattie

Sotto il patrocinio dell’Istituto nazionale per il Commercio Estero di Vienna (ICE Wien) ben 14 start up italiane hanno preso parte alla due giorni viennese di Pioneers. Scopriamo insieme chi sono questi inventori made in Italy e quali geniali novità hanno introdotto a livello internazionale. 

Tegole fotovoltaiche da assemblare stile Lego

SOLARTEG produce innovative tegole fotovoltaiche che hanno la particolarità di poter essere assemblate in modo facile, proprio come se fossero mattoncini di Lego. Ogni singolo pezzo si unisce all’altro attraverso un semplicissimo meccanismo ad incastro, gestibile anche da non addetti ai lavori. “All’inizio il fotovoltaico significava energia pulita, ma anche un effetto finale esteticamente piuttosto brutto -mi racconta Luca Morganti, Amministratore Delegato SOLARTEG- Noi offriamo un tetto solare, integrato strutturalmente nell’edificio, coerente con la tradizione architettonica italiana. Il nostro prodotto è una tegola, di circa un metro per ottanta centimetri, con un modulo di fotovoltaico da 100 Watt integrato al suo interno, in maniera da creare un oggetto che sia al tempo stesso strutturale, ma che abbia dentro anche il fotovoltaico”.

Altro elemento innovativo della tegola SOLARTEG è il brevetto del sistema di connessione tra una tegola e l’altra. Se prima montare le tegole fotovoltaiche già esistenti sul mercato implicava l’assemblaggio di cavi per collegare elettricamente ogni singola unità, che si traduceva in lavoro certosino per chi doveva realizzare la copertura, ora tutto si risolve in due mosse. “Semplificando al massimo il sistema di interconnessione abbiamo inventato un brevetto che funziona con una parte maschio e una femmina che si incastrano, e una vite, che però di fatto è un connettore elettrico. Così questo lavoro elettrico diventa possibile anche per la classica impresa edile, abituata a laterizi e tegole tradizionali” dice Morganti.

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Un oggetto che segue il trend mondiale dell’energia pulita in sostituzione del gas e che punta ad abitazioni in grado esse stesse di produrre energia. SOLARTEG unisce estetica e design e in più, sulla scia del montaggio di mobili fai da te, permette anche a chi non abbia competenze specifiche, o a chi non sia esperto di impiantistica, di montare da sé una copertura fotovoltaica, impiegando poco tempo per portare a termine il lavoro. “Questo tetto potrebbe essere acquistato, impacchettato, portato a casa e poi montato da sé, in linea con un nuovo concetto dell’abitare che coniuga praticità e sostenibilità” mi spiega Chiara Manicardi, Business Development SOLARTEG. La società è nata nel 2014, ma in un anno e mezzo ha già visto la realizzazione di molte coperture. Tante le richieste da Paesi in via di sviluppo. Anche rispetto a grandi player come Tesla, che solo ora iniziano a lavorare su simili idee, è bello vedere che l’Italia sia arrivata per prima a concepire un prodotto facile da usare, bello esteticamente, che rende possibile una casa ecologica ed energicamente autosufficiente.

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Investire i risparmi in scommesse

Nel portafoglio di investimenti del risparmiatore del futuro non potrà mancare MERCURIUS, il primo hedge fund che si basa sulle scommesse sportive. “Noi analizziamo i dati dello sport, in particolare del calcio, utilizzando dei modelli predittivi e Intelligenza Artificiale -mi dice con entusiasmo Lorenzo Malanga, MERCURIUS Betting Investments- Combiniamo il tutto con la gestione del rischio e prospettiamo ai nostri clienti delle strategie di scommessa, ma che diventeranno poi un investimento a tutti gli effetti, con dei ritorni che sono molto più alti di quelli dei mercati azionari”. L’idea è quella di offrire al risparmiatore una diversificazione degli investimenti, introducendo anche le scommesse sportive, naturalmente gestite attraverso un algoritmo che marginalizza i rischi e incrementa al massimo i ricavi.

Gli eventi sportivi non sono legati all’economia. Quindi se Goldman Sachs dovesse crollare chi ha investito in MERCURIUS non ne sarebbe toccato” puntualizza Malanga. “Abbiamo lanciato il nostro prodotto un anno e mezzo fa. Abbiamo più di 1.600 utenti, di cui 350 che ci seguono da almeno 6 mesi facendo le operazioni che consigliamo. Siamo qui al Pioneers anche per fare fundraising”. Vista la tendenza sempre più diffusa ad investire in criptovalute, o in peer-to-peer lending, MERCURIUS è un prodotto che offre l’opportunità a risparmiatori medi e piccoli di destinare alle scommesse sportive il 3-4% del loro patrimonio, con il vantaggio ulteriore che il ricavato non è soggetto a tassazione. Il mondo delle scommesse nel 2016 conta solo in Italia e nella Gran Bretagna 26 miliardi di euro l’anno, quindi ha margini di crescita importanti.

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“Il gioco d’azzardo è una forma di entertainment, ma noi lo abbiamo raffreddato, eliminando l’emozionalità, perché MERCURIUS è tutto basato sui dati” mi spiega Malanga . Certo, nessun investimento è esente da rischi, però la gestione del rischio fatta attraverso l’algoritmo di MERCURIUS è volta a ottimizzare il ritorno associato ad ogni operazione. “Il nostro algoritmo analizza quante più statistiche possibili, dai risultati recenti alle classifiche -conclude Malanga- Puntiamo ad acquisire dati sempre più granulari, stiamo cercando di entrare dentro la dinamica di gioco, passaggi, tiri, chi gioca, chi non gioca, e quindi a considerare tutte le variabili che concorrono a un risultato sportivo”. Non significa investire tutti i risparmi su una singola partita, ma in molteplici match e operazioni, diversificando e facendo così entrare in gioco i grandi numeri. 

Check-up della retina con lo smartphone

D-EYE è un dispositivo medico che si applica allo smartphone e permette al medico di vedere e registrare immagini e video della retina. “Serve per analizzare la parte posteriore dell’occhio, quindi per la retina, ed è usato dagli oculisti, ma anche da neurologi, pediatri e tutte quelle categorie di medici interessate a vedere e analizzare l’interno dell’occhio” dice Alberto Scarpa, CEO D-EYE . Può avere applicazioni nella telemedicina, ma è anche l’evoluzione tecnologica di uno strumento che già esiste, ossia l’oftalmoscopio. D-EYE però è una versione più maneggevole del tradizionale oftalmoscopio: basta applicare allo smartphone un leggerissimo guscio, al quale si attacca il piccolo congegno che fa lo screening della retina.

“Con questo nostro dispositivo è possibile registrare l’immagine che il medico vede durante l’esame. Diventa uno strumento più facile da usare e che può essere fondamentale per stabilire la diagnosi finale -racconta Scarpa – Infatti l’applicazione gestisce l’acquisizione delle immagini, o del video, salva il materiale in maniera criptata all’interno dello smartphone, osservando tutti gli standard di privacy”. Molteplici le sue applicazioni, infatti queste informazioni possono essere condivise da un pool di medici per giungere a una diagnosi, possono servire per fare prevenzione, oppure possono confluire in forma anonima ed essere usate per stilare statistiche e studi legati a determinate patologie. Attualmente D-EYE sta portando avanti un’analisi di mercato per far sbarcare il proprio prodotto in Austria.

Un robot per carpentieri

La start up SPRINGA sviluppa Goliath un robot autonomo per lavorazioni senza limiti di dimensioni. “Goliath inverte la logica tradizionale di una macchina a controllo numerico, che solitamente è un grande contenitore dove si inserisce un pannello di legno, o materiali plastici, o in alluminio -racconta Lorenzo Frangi, CEO & Co-founder SPRINGA- Noi portiamo la macchina sul pezzo e in questo modo non si hanno limiti né per quanto riguarda l’area di lavoro, né riguardo al luogo, rendendo possibile svincolarsi dall’officina, o dal laboratorio”. Uno strumento per gli amanti dell’hobby e del fai da te, per carpentieri  e piccole falegnamerie, che con un investimento molto ridotto rispetto ad un centro di lavoro professionale possono realizzare i propri prodotti, dalla sedia, al tavolo, alla libreria.

“Goliath è un robot portatile, misura 40 x 40 centimetri -sottolinea Frangi- Ha un peso di circa 9 chili e ha la particolarità di stare sopra al pezzo e muoversi attorno. Può essere usato anche in esterni, basta avere una presa di corrente”. Sono in via di progettazione accessori che renderanno possibile la realizzazione anche di oggetti più piccoli. “Noi siamo al PoliHub, che è l’incubatore del Politecnico di Milano. La nostra start up SPRINGA esiste da un anno e la società comprende noi tre fondatori e anche PoliHub. Siamo tutti e tre ex studenti del Politecnico, con background tecnico, due di noi hanno studiato design engineering e uno è ingegnere meccanico con specializzazione in meccatronica” conclude Frangi.

Un sito web in pochi click

MAJEEKO aiuta piccole e medie imprese nella gestione della propria comunicazione on line. “Siamo una giovane start up, fondata un anno e mezzo fa -afferma Simone Golcic, CEO & Founder MAJEEKO- Majeeko trasforma con un solo click una normale pagina aziendale Facebook in un sito web professionale, indicizzato sul motore di ricerca. Elemento fondamentale, perché Google apprezza i siti ben costruiti e continuamente aggiornati. Così abbattiamo i costi dei siti web tradizionali e consentiamo a chi utilizza il nostro prodotto di avere siti web costantemente aggiornati senza alcuno sforzo e senza dover avere forza lavoro dedicata. Con un netto risparmio di tempo e denaro”. Una soluzione versatile che è studiata apposta per le micro-imprese che non hanno budget per un sito web. Aggiornando la pagina Facebook aziendale anche il sito viene immediatamente aggiornato in automatico. Basta inserire il nome della pagina aziendale Facebook e in pochi istanti viene elaborata la veste grafica del sito, disponibile velocemente in preview e facilmente personalizzabile.

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“Tramite un algoritmo estraiamo i colori dal logo e li applichiamo alla grafica del sito -mi spiega Golcic- Naturalmente il cliente può sempre modificare colori, grafica e personalizzare come preferisce, aggiungendo anche contenuti. Così anche chi non ha alcuna capacità tecnica può avere uno strumento semplice da usare che permetterà di realizzare in pochi click un sito web professionale”. Tra le opzioni disponibili ci sono il modulo e-commerce e il modulo booking, pensato per piccoli bed & breakfast, che non hanno di certo un’agenzia web alle spalle. “Al costo di 99 euro l’anno, iva compresa si ottiene un servizio base, ossia un dominio, le caselle di posta elettronica personalizzate, il sincronismo automatico con Facebook -evidenzia Golcic- Altrimenti c’è la versione MAJEEKO PRO, un po’ più avanzata, che ha un costo di 179 euro l’anno, e comprende anche l’e-commerce e il booking, per accontentare esigenze di business più complesse”.

Una casa domotica

La start up TERA opera nell’ambito della smart home, con un approccio di IoT, internet of things. Gli oggetti, i dispositivi, gli elettrodomestici che si trovano in casa sono tutti collegati a internet, anche se in realtà non lo sono tutti in maniera diretta. Perché le apparecchiature  dialoghino tra loro occorrono dei Gateway, ossia dispositivi che fanno collegare a internet altri dispositivi che usano protocolli di comunicazione diversi, passando dal wi-fi al bluetooth, da zigbee a xetawave. “Noi produciamo BEETA, uno Smart Gateway, che può parlare con tutti questi diversi protocolli e come filosofia siamo multi-marca, perché usiamo sensori presenti sul mercato” illustra Antonio Sacchetti, Amministratore Unico TERA.

L’obiettivo è tenere sotto controllo i consumi e le bollette. Tante le applicazioni per altrettante tipologie di sensori: dalla misurazione della luminosità, alla temperatura, all’umidità, oppure dalle cosiddette smart plug che misurano il consumo di un condizionatore o di una lampada e che possono anche spegnerla, ai sensori per i contatti di apertura e chiusura delle finestre, o ancora i sensori che controllano i livelli di CO2 nell’aria, perché se la concentrazione di CO2 è troppo alta, si rischia di perdere in produttività ed efficienza. Uno Smart Gateway quello di TERA, che ha attratto il mondo delle utility, energia e telecomunicazioni, ma anche quello delle assicurazioni, tutte interessate a portare nelle case dei propri clienti anche dei servizi. In genere le centraline degli smart Gateway sono scatolette orribili “noi abbiamo curato molto il design di Beeta, trasformandolo in un oggetto che si può appoggiare su un piano e sistemare in due diverse posizioni, o che può essere anche attaccato al muro -spiega Sacchetti- Poi abbiamo puntato all’engagement dell’utente, al suo coinvolgimento”. Le applicazioni spaziano dall’efficienza energetica alla sicurezza, dall’entertainment all’audio-visual. “Non si può pensare di interagire con la app ogni dieci minuti. Così abbiamo puntato sull’interazione fisica di primo livello con la persona, brevettando un’interfaccia multi-sensoriale”.

 

C’è un led multicolore programmato per cambiare colore, ci sono due speaker che si possono personalizzare con suoni e musiche, o anche con streaming audio. “Entrando in casa vedrò il led di un determinato colore e capirò che è rimasta aperta una finestra, o che ci sono troppe luci accese. Se non lo vedo c’è l’interazione sonora, se non  dovessi sentire c’è un odorizzatore che stiamo finendo di mettere a punto. Solo se c’è un problema vado nella app a controllare nello specifico” conclude Sacchetti. Con Beeta, lo Smart Gateway di TERA è anche possibile controllare l’energia prodotta da impianti fotovoltaici.

Stop al telefono fisso in hotel

MANET punta all’eliminazione della tradizionale linea fissa negli alberghi. “La nostra idea è sostituire il telefono fisso degli hotel e delle strutture ricettive con uno smartphone, dotato di una sim card che consente al turista che lo trova in camera di effettuare chiamate internazionali illimitate e di avere connettività illimitata -afferma Marco Maisto, CTO & Co-founder MANET Mobile- Un telefono che è customizzato dal nostro team e integra tutti i servizi dell’hotel e permette al cliente di prenotarli attraverso lo smartphone, ed è accoppiato ad una web dashboard che forniamo all’hotel. In questo modo l’hotel può fare up selling dei propri servizi, inviare notifiche push, studiare i comportamenti del cliente”.

Lo smartphone di MANET è pieno di contenuti turistici, dai ristoranti ai locali notturni, alle esperienze uniche da vivere nella città in cui ci si trova, compreso l’acquisto di biglietti per musei, mostre, concerti o spettacoli. MANET è una tipica B2B2C, chi paga è l’hotel, ma l’utente finale è il turista. “Di fatto lo smartphone diventa un upgrade del vecchio telefono fisso, perché il cliente può prenderlo e portarselo via, anche fuori dall’albergo e diventa quindi un vero travel assistant per tutta la vacanza” aggiunge Maisto. Per il turista è totalmente gratuito e molti scelgono di portare con sé lo smartphone anche per gite fuori città, dalla mattina alla sera.

“Il nostro obiettivo è far diventare questo smartphone uno standard come la tv in camera, come il frigobar, o il wi-fi. Siamo nati un anno e mezzo fa e usciti sul mercato 7-8 mesi fa. Da allora abbiamo già messo in giro più di 2.500-2.700 dispositivi, in una cinquantina di strutture alberghiere. Al momento siamo soprattutto a Roma e a Firenze. Stiamo per aprire a Milano e abbiamo ricevuto richieste da Grecia, Israele e Dubai” conclude Maisto.

Una piattaforma di trading vegana

FRUITSAPP è una piattaforma B2B che mette in contatto chi produce frutta e verdura, con chi la distribuisce e la commercializza. Insomma mette in contatto aziende del business fruit&veg. Ma c’è di più, grazie alla piattaforma è possibile sapere chi in un dato momento ha bisogno di un determinato prodotto, favorendo connessioni con i produttori.

E poi ci sono prezzi e commodities in tempo reale, per consentire di fare affari, proprio come avviene per la compravendita di azioni in borsa. Su FRUITSAPP si aggiungono informazioni sulla logistica e grazie a un algoritmo è possibile fare previsioni su domanda e offerta, su trend e quotazioni, strumenti fondamentali per consolidare ed espandere il proprio business.

Istruzioni virtuali pronte per l’uso

YOUBIQUO fa parte del mondo della wearable technology. Si tratta di un computer da indossare, ossia degli smart glasses, degli occhiali intelligenti, in grado di fornire istruzioni tecniche virtuali che possono facilitare riparazioni di congegni e macchinari. Si tratta di conoscenza da indossare.

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Può trovare applicazioni in vari settori e può essere programmato con soluzioni customizzate, dall’aeronautica all’edilizia, dalle automobili ai veicoli industriali, dalla logistica alle spedizioni. YOUBIQUO riduce gli errori del 50%, aumenta l’efficienza del 30%, fa guadagnare tempo e rende le azioni e gli interventi del personale più precisi e sicuri. Si ascoltano le istruzioni e con un meccanismo di Augmented Reality è possibile leggere la documentazione e le istruzioni, ed è anche dotato di sensori e comando vocale. Di fatto è un supporto tecnico sempre disponibile, un valido assistente virtuale che aiuta a risolvere problemi e guasti, o a velocizzare processi quali spedizioni o logistica.

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2 risposte a “L’Italia che innova sbarca a Vienna

  1. Che informazioni interessanti! Bella mostra delle innovazioni fatta a Vienna. E complimenti per il testo dell’articolo, che descrive efficacemente eppure brevemente marchingegni tecnologici strani e fantasiosi

    • grazie mille Livia 🙂 a dire il vero l’articolo è un po’ lungo, ma tutte le startup italiane meritavano spazio e visibilità.

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