I vini del sud conquistano Vienna

Il buon vino del Sud Italia è stato protagonista indiscusso a Vienna. Rossi corposi e tannici, bianchi fruttati, rotondi, sapidi, un’enorme varietà di vitigni autoctoni da scoprire. La Borsa Vini Italiani 2017 a Palazzo Metternich, sede dell’Ambasciata d’Italia, ha portato alla ribalta 37 case vinicole provenienti da Campania, Calabria, Puglia e Sicilia. Un palcoscenico perfetto per ospitare l’immensa varietà e ricchezza dei territori italiani, ciascuno con le proprie caratteristiche. Un’occasione per conoscere prodotti di qualità, realizzati con passione e cura, espressione di una cultura rispettosa delle tradizioni e di un modo di rapportarsi alla natura che ne sa esaltare la tipicità. Un’iniziativa, quella viennese, che ha attratto oltre 100 operatori del settore tra enologi, sommelier, buyer non solo austriaci, ma giunti anche dalle vicine Repubblica Ceca e Slovacchia, giornalisti, blogger, responsabili di scuole di enologia e scuole turistiche. Due i momenti principali: prima un seminario con degustazione commentata, poi un workshop. “La diffusione del sapere sui territori e sui vitigni autoctoni è molto importante in Austria, che sta diventando sempre più un Paese produttore di vini eccellenti, soprattutto di bianchi” mi racconta Antonio Ventresca , Direttore dell’ICE di Vienna (Agenzia Italiana per il Commercio Estero).

La manifestazione dedicata ai vini italiani del sud rientra nel Piano Export Sud. Un progetto che promuove quattro regioni: Campania, Calabria, Puglia e Sicilia, sostenendole e aiutandole ad esprimere appieno il loro potenziale nell’ambito dell’innovazione e dell’eccellenza. Alcuni dei prodotti presentati alla Borsa Vini Italiani 2017 sono stati scelti dal maggiore player specializzato in vini della GDO austriaca per un’azione promozionale sull’intero territorio austriaco. Lo stereotipo di un Nord Italia avanzato, locomotiva del Paese, non sembra applicarsi al settore vitivinicolo, dove il Sud non è affatto rimasto indietro. “Le aziende del sud stanno facendo passi da gigante, non solo dal punto di vista qualitativo, ma anche della presentazione del prodotto, del design delle etichette, dei cataloghi, dell’allestimento delle cantine -mi spiega Antonio Ventresca- Sono realtà curate in ogni dettaglio e sono certo che chi avrà costanza e desiderio di continuare a lavorare su questo mercato potrà avere grandi soddisfazioni”. 

Aprirsi ai mercati internazionali 

La regione più pronta per il mercato austriaco e maggiormente competitiva sembra essere la Sicilia, come mi conferma Antonio Ventresca: “la Sicilia, con i suoi 100.000 ettari di superficie coltivata a vite, un sesto di tutta l’Italia, è in grado di affrontare le piazze straniere”.

I produttori di vino siciliani, infatti, hanno iniziato circa vent’anni fa un processo di riposizionamento del loro prodotto basato sulla qualità, con molta ricerca, attenzione ai mercati internazionali e grande marketing. Anche la Puglia sta seguendo l’esempio della Sicilia anche perché il quantitativo di vino prodotto sostiene l’internazionalizzazione. Inoltre sono molti gli imprenditori vitivinicoli pugliesi che studiano all’Università Bocconi di Milano e nel nord-est, affinando le proprie capacità manageriali. La ricetta per farsi strada all’estero: “qualità, organizzazione e flessibilità, per saper dare attenzione alle richieste dei vari mercati” puntualizza Antonio Ventresca.

 

Vitigni autoctoni, un tesoro prezioso

Uno degli atout delle case vinicole italiane sono le uve di vitigni autoctoni, molto ricercate dagli importatori, che hanno bisogno di distinguersi dalla concorrenza allestendo con attenzione e con estrema ricercatezza il proprio assortimento.

“Di vitigni autoctoni alla Borsa Vini Italiani 2017 ne abbiamo ospitati davvero moltissimi e alcuni sconosciuti anche agli operatori austriaci” rilancia Antonio Ventresca dell’ICE di Vienna. Tra i vini rossi si sono fatti notare il Nerello Calabrese e il Gaglioppo per la Calabria; l’Aglianico per la Campania; il Primitivo e il Nero di Troia per la Puglia; il Nerello Mascalese, il Frappato e il Nero d’Avola per la Sicilia.

Per quanto riguarda i vini bianchi, invece, l’attenzione si è appuntata su un Fiano d’Avellino kosher della Campania e un Grillo della Sicilia.

Tutta una questione di terreno

La resa di un vino, la variegata gamma dei suoi aromi, la sua struttura, le mille sfumature di cui si compone il suo gusto, sono intimamente legate al microclima, ma soprattutto al terreno nel quale le viti affondano le proprie radici e crescono. Ecco perché terreni aridi potranno conferire al vino un profumo intenso; zone sabbiose con base di tufo calcareo, in prossimità del mare, doneranno sapidità e struttura ai vini; terreni vulcanici e assolati regaleranno infinite qualità gustative, aromi, finezza, colore e carattere. Anche un terreno collinare, con elevate escursioni termiche può dare personalità al vino, caratterizzandone il sapore come intenso e fruttato.

Biologico, biodinamico e lotta integrata

Tante le aziende che producono vini biologici. L’Azienda Agricola Francesco Guccione, ad esempio, è una realtà siciliana con produzioni biodinamiche e biologiche nel territorio di Monreale, in provincia di Palermo.

“I terreni utilizzati sono di tipo argilloso, ricchi di humus e per questo non sono necessarie ulteriori concimazioni, o eccessive lavorazioni, mantenendo così l’integrità del territorio” dice Arianna Avezzù collaboratrice dell’ICE di Vienna.

Caiaffa Vini, Azienda Agricola Le Torri, è una realtà pugliese che si dedica interamente all’agricoltura biologica, basata sul rispetto del territorio e sull’utilizzo di materie prime provenienti dall’ambiente stesso. Gli insetti sono gli alleati migliori delle viti e di coloro che se ne prendono cura.

Ecco perché, come si può notare anche dalle etichette dei vini, la tecnica della lotta biologica integrata è la base fondamentale di tale tipo di coltivazione. Gli insetti sono presenti nei vigneti come impollinatori, o come difensori delle viti, permettendo l’eliminazione di sostanze chimiche come pesticidi, insetticidi, fitofarmaci.

Vinificare è un’arte

I segreti della vinificazione vengono tramandati di generazione in generazione, come nel caso di RIA Viticoltori, un’azienda pugliese che da 5 generazioni, di padre in figlio, produce vini di qualità, da vigneti dai 20 ai 35 anni di anzianità, tutti autoctoni. 

Non mancano anche le piccole aziende a conduzione familiare, come la calabrese Cantina Masicei, nata nel 2012. Tre le tipologie di vino realizzate: uno rosato e due rossi.

Le produzioni si basano su un’agricoltura sostenibile e strettamente biologica. Interessante la varietà Magliocchi, che dà vita a un vino particolarmente strutturato, caratterizzato da una gradazione alcolica di ben 14 gradi.

L’azienda campana Montesole, invece, è situata tra l’Irpinia e il Sannio. Coltiva le proprie viti su terreni fertili, di natura vulcanica, con un’ottima esposizione solare. I vigneti sono tutti autoctoni e occupano una superficie di 100 ettari. Ogni anno vengono prodotte circa 800.000 botti, di vino di estrema qualità, DOP e DOCG, riconosciute anche a livello internazionale.

Riconoscimenti internazionali

La qualità non può che essere premiata, con riconoscimenti a livello nazionale e internazionale. Di grande pregio i vini e il Marsala della Casa Vinicola Arini. L’azienda nasce nel 1952 come produttrice di Marsala e vini liquorosi.

Oggi, oltre a un Marsala di raffinata qualità, produce soprattutto vini bianchi e rossi. Vengono utilizzati principalmente vitigni autoctoni, ma dal 2000 sono stati introdotti anche vitigni internazionali, che hanno un’eccezionale resa sul suolo siciliano, anche se la produzione viene fatta al 100% in purezza.

Molto interessante lo Zibibbo secco, adatto ad ogni abbinamento con piatti di pesce e vincitore della Medaglia d’oro 2014 a Vinitaly.

Spicca anche il vino Aquilae, un bianco della siciliana CVA Canicattì, azienda che si trova nel cuore della provincia di Agrigento. Si tratta di un Grillo del 2016 a certificazione biologica, che ha partecipato al Concorso mondiale di Bruxelles, vincendo la medaglia d’oro come vino rivelazione dell’anno.

L’azienda Tenuta Patruno Perniola utilizza soprattutto due vitigni: il Verdeca (bianco) e il Primitivo Gioia del Colle (rosso) con i quali produce vini pluripremiati. Nel 2016 è stata l’unica azienda pugliese a partecipare al Concorso mondiale di Bruxelles con i vini Marzagaglia e il 1821 Riserva, in entrambi i casi un Primitivo Gioia del Colle in purezza, DOP DOC.

Curiosità, tra vino e arte

Al-Cantàra, che in arabo vuol dire “ponte”, è un’azienda agricola in Contrada Randazzo in provincia di Catania, che sorge alle pendici dell’Etna. Non solo è rinomata per la sua produzione di vini, 60.000 bottiglie l’anno con vitigni autoctoni come Nerello Mascalese, Nerello Cappuccio e Carricante e per un ottimo olio extravergine di oliva.

L’altra particolarità di questa realtà agricola e vitivinicola è un museo del vino, legato alla tradizione contadina della vinificazione. Originali le sculture realizzate con tappi di sughero. Molte le iniziative che animano l’attività dell’azienda, che accostano la vendemmia e la produzione del vino all’arte.

Un’altra curiosità arriva dall’Azienda Agricola Gregorio De Gregorio che produce vini IGP e DOC con certificazione biologica. Un vino rosso di carattere, un blend con uvaggio Merlot e Nero d’Avola, porta il nome di Magalì, in ricordo della prima donna che abbia osato partecipare a una vendemmia in Sicilia.

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