Romania: la sinistra torna al potere

In Romania, alle elezioni politiche, vincono i Socialdemocratici. Riconquista il potere la sinistra, in netta controtendenza rispetto a tutti gli altri Paesi membri dell’Unione europea, dove invece avanza inarrestabile l’ondata dei movimenti populisti e nazionalisti di ultra-destra. Il Psd di Liviu Dragnea è il primo partito con il 46% dei voti, dopo che ad essere scrutinati sono il 99% dei seggi. A seguire c’è il centro-destra, con il Partito nazionale liberale, il Pnl, che si attesta come seconda forza del Paese, distanziata, con il 20% delle preferenze. Buono l’esordio con il 10% dei consensi dell’Unione per la Salvezza della Romania, Usr. Un movimento nato per contrastare la corruzione, così capillarmente diffusa in Romania, che diventa il terzo partito del Paese. Uno sforzo immane e una vittoria per la democrazia per l’Usr, come sottolinea il suo leader Nicusor Dan: “molti sono stati i cittadini che hanno preso parte attiva come volontari alla creazione del partito” lo scorso febbraio, sforzi ripagati con un risultato apprezzabile.

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Tutta la campagna elettorale si è basata sulla lotta alla corruzione, sulla promessa di un miglioramento delle condizioni di vita, con l’abbassamento delle tasse e l’aumento di pensioni e sussidi. La Romania, con i suoi 19 milioni di abitanti, è uno dei Paesi più poveri dell’Ue e con uno dei più alti tassi di corruzione. 

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Il rogo e le proteste

Il ritorno dei socialdemocratici avviene a poco più di un anno dalle massicce proteste anti-corruzione scatenatesi all’indomani di un incendio in un nightclub di Bucarest. Il premier Victor Ponta si era dovuto dimettere il 15 ottobre 2015, dopo il rogo nel locale notturno della capitale, nel quale persero la vita 64 persone, tra cui l’italiana Tullia Ciotola, una giovane di origine napoletana, in Romania per un programma Erasmus.

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Centinaia gli intossicati dal fumo inalato e gli ustionati anche gravi. Molte delle 400 persone che affollavano il locale erano ragazzi tra i 14 e i 16 anni.

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L’incendio scatenò un forte malcontento generale nel Paese, che ha successivamente portato alle dimissioni di Ponta e alla nomina da parte del Presidente Klaus Iohannis di Dacian Ciolos a capo di un esecutivo tecnico. Il governo Ciolos, composto da 21 ministri dei quali 1/3 donne, ha traghettato nell’ultimo anno la Romania verso nuove elezioni.

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La Romania e l’Ue

Liviu Dragnea ha dichiarato che “Non sembrano esserci dubbi su chi abbia vinto le elezioni. I romeni vogliono sentirsi a casa nel loro Paese, e io desidero una Romania che sia per loro un luogo ospitale”. La lotta alla corruzione sarà la priorità del nuovo governo, così come hanno chiesto gli elettori, ma esistono anche obblighi internazionali improcrastinabili. Dragnea ha espresso l’intenzione di voler rispettare tutti i vincoli internazionali, strategici ed economici, come ad esempio entrare nell’area Schengen.

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Il Psd e la deriva populista

Teoricamente dovrebbe essere Liviu Dragnea il premier che guiderà il nuovo esecutivo e sembra che il segretario del Psd stia già cercando una maggioranza parlamentare tentando il coinvolgimento di ALDE, Alleanza di Liberali e Democratici, un piccolo gruppo che avrebbe raggiunto attorno al 6%. ALDE è nato nel giugno 2015 dalla fusione del PLR (Partito Liberale riformista) e del PC (Partito Conservatore).

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Malgrado l’agenda politica del Psd sia stata marcatamente di stampo populista, domenica, nella giornata delle elezioni, i socialdemocratici hanno lanciato messaggi distensivi e hanno espresso il desiderio di non voler alimentare divisioni nel Paese.

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Sarà davvero lotta alla corruzione?

Riuscirà però Liviu Dragnea a combattere la corruzione quando su di lui pende una sentenza sospesa a due anni di prigione per frode elettorale? Ma soprattutto potrà avere chance di essere incaricato dal Presidente Klaus Iohannis di formare il nuovo esecutivo, se come sembra, Iohannis non ha alcuna intenzione di affidare l’incarico di Primo Ministro a chi abbia un’indagine per corruzione in corso? L’accusa nei confronti di Dragnea è pesante: avrebbe gonfiato i numeri del referendum del luglio 2012, con il quale si è aperta la procedura di impeachment per l’ex Presidente Traian Basescu. Dragnea, però, si è sempre professato innocente. Esiste tra l’altro una legge del 2001 che impedisce di fare il premier a chi abbia condanne per corruzione. Legge che i socialdemocratici hanno ribadito a gran voce di non voler modificare. Forse Dragnea potrebbe restare alla guida del partito, ma fare un passo indietro da Primo Ministro.

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