Siria: fine delle ostilità, via libera agli aiuti

Il vertice di Vienna si è concluso con un rilancio dei negoziati e un via libera unanime agli aiuti per la popolazione siriana stremata da 5 anni di guerra civile.  Si è inoltre stabilito il ripristino di un reale cessate il fuoco, perché si rafforzi la fragile tregua. Le ostilità debbono infatti finire immediatamente, hanno ribadito in conferenza stampa congiunta John Kerry, Sergey Lavrov e Staffan de Mistura.

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Occorre inoltre consentire ai convogli con gli aiuti umanitari di poter raggiungere le città siriane che sono cinte d’assedio e sotto attacco. Se per via di terra non fosse possibile, si procederà con ponti aerei del World Food Program. Deve infine esserci da parte di tutti l’impegno a far ripartire con rinnovato slancio le trattative di pace. “La vera sfida è ora tradurre questi accordi in fatti concreti” ha sottolineato il Segretario di Stato statunitense Kerry. Le Nazioni Unite vigileranno il rispetto del cessate il fuoco su base settimanale. Ogni violazione finirà sul tavolo del Consiglio di Sicurezza intenzionato a inasprire le pressioni sulle parti belligeranti. 

Una crisi umanitaria senza precedenti

Nessuno degli attori in gioco e dei Paesi coinvolti ha alcun interesse a che il conflitto in Siria continui.

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“Bisogna ridare impulso ai negoziati, perché questa è la crisi umanitaria più drammatica degli ultimi anni” ha detto il Ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, con una dichiarazione a margine dei lavori del Gruppo Internazionale di sostegno alla Siria (ISSG). La consegna di cibo e medicinali deve avvenire immediatamente, su questo punto sono stati imperativi sia Kerry, sia Lavrov.

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Le consegne di aiuti umanitari devono raggiungere con assoluta certezza alcune specifiche zone: Arbeen, Darayya (un sobborgo di Damasco), Douma, Harasta Est (altro sobborgo sulle colline a nordest di Damasco), Mouadhimiyeh, Zabadin, Zamalka. Nel documento finale viene dato risalto soprattutto all’impegno per avviare al più presto la transizione politica e la riforma costituzionale.

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Anche ieri erano presenti nel media center e presso la sede del Ministero degli Esteri austriaco decine e decine di giornalisti arrivati da tutto il mondo.

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Una selva di telecamere erano posizionate alla conferenza stampa finale e anche all’uscita del Ministero degli Esteri, a Herrengasse.

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Negoziati essenziali

L’inviato speciale dell’ONU in Siria Staffan de Mistura ha evidenziato che nutre viva speranza nel riavvio dei negoziati alla fine di maggio a Ginevra.

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Ma né Assad, né le opposizioni possono essere invitate a un tavolo, senza la messa in atto di un credibile cessate il fuoco. Gli oltre 20 Paesi convenuti a Vienna hanno stabilito che entro il primo agosto sia insediato un governo di transizione con l’obiettivo di traghettare la Siria verso le elezioni nell’arco di 18 mesi. Finora però non è stata registrata da parte dei negoziatori del governo nessuna reale volontà a impegnarsi in tal senso. Nodo ancora irrisolto: il futuro del Presidente Assad. Sarà cruciale per de Mistura lavorare soprattutto con Arabia Saudita e Iran, così da rinvigorire le trattative. Ecco anche perché la responsabile della Politica Estera dell’Ue Federica Mogherini ha incontrato una delegazione di Damasco, su esplicita richiesta delle Nazioni Unite. Si tratta del primo incontro bilaterale tra Ue e governo di Assad dall’inizio del conflitto.

Ruolo chiave della Russia

Unanime la necessità di combattere contro il terrorismo di Daesh (ISIS) e del Fronte al-Nusra, che stanno mettendo a ferro e fuoco soprattutto l’area attorno ad Aleppo. Il Ministro degli Esteri russo Lavrov ha infatti ribadito che la Russia sostiene fermamente la lotta al terrorismo.

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Fondamentale il ruolo giocato dalla Russia anche su Paesi alleati come l’Iran, a favore del regime di Assad. Ecco perché sono molti gli attori chiamati a prendere parte attiva per un riavvio dei negoziati. Da un lato Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Arabia Saudita e Turchia, che sostengono le opposizioni siriane, e dall’altro Russia e Iran, che invece fiancheggiano il Presidente Assad. Per tutti, però, la pace deve essere l’obiettivo prioritario.

 Le leve usate dagli Stati Uniti

John Kerry ha anche dichiarato che “Bashar Assad dovrebbe capire che non c’è altra soluzione possibile al conflitto se non una soluzione politica”. E la più grande leva che hanno gli Stati Uniti è quella di far sedere tutti attorno a un tavolo e far riavviare le trattative di pace.

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“Tutti devono impegnarsi a trasformare la cessazione delle ostilità in una tregua duratura e globale” ha rilanciato Kerry.

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“La Russia e l’Iran sono le leve in nostro possesso, e il coinvolgimento di altri Paesi della regione -ha sottolineato Kerry- E la Russia sarà decisiva nell’ottenere un serio impegno da parte di Assad, che è pronto a rendere possibile una fase di transizione, a garantire riforme costituzionali e elezioni in Siria”. Al momento, però, non è stata ancora fissata alcuna data per i colloqui di pace a Ginevra.

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