Austria: venti agitati sulle presidenziali

Le presidenziali che si terranno il 24 aprile non saranno elezioni che si risolveranno alla prima tornata. Sicuramente sarà necessario andare al ballottaggio il 22 maggio, perché nessun candidato è così forte da essere in grado di conquistare la maggioranza dei voti al primo colpo. Anzi è caccia all’ultimo voto, in una corsa disperata ad accaparrarsi il favore di un elettorato che mai come stavolta sembra diviso, ondivago e sfuggente.

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I sentimenti che serpeggiano tra gli austriaci sono contrastanti. Una porzione del Paese guarda con crescente sospetto e paura al gran numero di rifugiati che si sono riversati sul suolo austriaco negli ultimi mesi. Ecco perché la crisi dei rifugiati ha dominato e domina la campagna elettorale. 

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Decisiva la crisi dei rifugiati

Infatti il 30% delle dichiarazioni di Norbert Hofer (FPÖ) sono state relative ad asilo e immigrazione, seguito con il 25% da Andreas Kohl (ÖVP) che ha però anche sottolineato il tema della sicurezza, con il 24% da Alexander van der Bellen (Grünen), con il 18% dal candidato dell’SPÖ Rudolf Hundstorfer, con il 17% dalla candidata indipendente Irmgard Griss, e infine con il 13% da Richard Lugner, altro candidato indipendente. Disoccupazione e pensioni al contrario, sono rimasti temi decisamente più trascurati nel dibattito politico.

La coalizione di governo formata da Socialdemocratici (SPÖ) e Popolari (ÖVP) ha preso una sonora batosta alle ultime elezioni amministrative. Sono stati puniti entrambi, forse anche perché l’elettorato era stanco delle continue frizioni tra il Cancelliere Federale, il socialdemocratico Werner Faymann, e il Vice-Cancelliere, il popolare Reinhold Mitterlehner.

Destra da conquistare all’ultimo voto

A subire una notevole emorragia di voti sono stati soprattutto i Popolari, che adesso si agitano molto per battere sul suo stesso terreno la destra xenofoba del Partito della Libertà (FPÖ) di Heiz-Christian Strache. Ecco spiegata la recente svolta autoritaria dell’ormai ex Ministro dell’Interno Johanna Mikl-Leitner, da oggi sostituita dal Consigliere Provinciale della Bassa Austria Wolfgang Sobotka, con il quale è stato messo in atto uno scambio di incarichi.

Mikl-Leitner

L’obiettivo dell’ÖVP è di battere a destra e sui suoi temi più cari come per esempio l’immigrazione e la crisi dei rifugiati, proprio il Partito della Libertà, cercando di cavalcare l’onda del sempre più diffuso timore nei confronti dei migranti.

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Senza di fatto capire che molti dei voti dei Popolari sono stati cannibalizzati dai NEOS, la nuova formazione conservatrice, che si propone di arginare l’avanzata della destra estrema e xenofoba dell’FPÖ, ponendosi come una destra moderna, liberale e credibile. Alle ultime elezioni amministrative non è avvenuto il tanto temuto sorpasso da parte del Partito della Libertà di Strache, e sia SPÖ, sia FPÖ si sono trovati impegnati in un testa a testa che ha visto ridursi sensibilmente il margine di vantaggio dei Socialdemocratici.

I sei candidati alle presidenziali

Non c’è dubbio che il candidato dell’estrema destra xenofoba, Norbert Hofer, possa essere uno dei due possibili contendenti alla Presidenza della Repubblica austriaca al ballottaggio di maggio.

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Il 45enne Norbert Hofer (FPÖ), terzo Presidente del Consiglio Nazionale, che ha definito fatale l’accordo sull’immigrazione fatto dall’Ue con la Turchia e che non vuole che l’Austria neutrale possa diventare la destinazione preferita dai migranti di Afghanistan e Medio Oriente, ritiene che l’attuale governo federale dovrebbe dimettersi per come ha mal gestito la crisi dei rifugiati.

Il 72enne Alexander van der Bellen, veterano dei Verdi (Grünen) ha espresso giudizi critici sulle politiche restrittive del governo in materia di asilo, mentre il candidato dell’FPÖ le ha definite troppo morbide. E se il verde van der Bellen sembra di pochissimo il favorito, con gli ultimi sondaggi che lo danno al 25%, gli sta con il fiato sul collo Hofer, con il 24%.

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Secondo alcuni esperti le elezioni presidenziali sono generalmente considerate dall’opinione pubblica austriaca meno importanti delle politiche e quindi spesso sarebbero usate per dare una lezione alla classe politica.

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L’outsider è la candidata indipendente Irmgard Griss, 69enne, cattolica, ex giudice della Corte Suprema di Giustizia, che ha indagato sui numerosi scandali finanziari locali, accreditata al 20% delle preferenze. È l’unica donna e potrebbe rivelarsi la vera sorpresa di queste presidenziali.

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Più indietro e distanziato il magnate 83enne Richard Lugner, anch’egli indipendente, che con il suo stile di vita eccentrico e i suoi matrimoni con donne molto più giovani di lui, resta il fanalino di coda nei sondaggi.

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Mentre Rudolf Hundstorfer (SPÖ), 65 anni, socialdemocratico ed ex Ministro del Lavoro e degli Affari Sociali, e Andreas Kohl (ÖVP), 75 anni, dei Popolari, ex primo Presidente del Consiglio Nazionale, sembrerebbero oscillare attorno al 15%.

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Nessuno dei due candidati può contare su un appoggio di più del 65% dei rispettivi partiti. Infatti una fetta degli elettori dell’SPÖ sembra simpatizzare per il candidato dei Verdi van der Bellen, mentre molti degli elettori dell’ÖVP potrebbero votare per l’indipendente Griss.

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Scenari possibili alle politiche 2018

Recenti sondaggi per le elezioni politiche che si terranno nel 2018 hanno mostrato l’estrema destra di Strache attestarsi al 30%, mentre i partiti dell’attuale coalizione di governo faticherebbero non poco a formare insieme una maggioranza. Ecco perché tra gli scenari possibili nel 2018 non sembra improbabile l’entrata in scena di una terza forza politica per formare un governo di coalizione che riesca a lasciare fuori la destra estrema xenofoba dell’FPÖ.

 

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