Austria blindata a prova di rifugiato

L’Austria decide di mettere un tetto massimo alle richieste giornaliere di asilo: non ne saranno accettate più di 80 al giorno. Una contromisura resa necessaria dall’afflusso massiccio di migranti che preme quotidianamente ai confini meridionali.

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L’annuncio è stato dato ieri dal Ministro dell’Interno Johanna Mikl-Leitner. Inoltre il governo austriaco garantirà ogni giorno l’entrata di soli 3.200 rifugiati, che intendano presentare domanda d’asilo in altri Paesi limitrofi. Tali misure entreranno in vigore a partire da domani. In mancanza di una soluzione data dall’Unione Europea, l’Austria, fortemente sotto pressione per il numero elevatissimo di migranti accolti e transitati sul suo territorio, deve, secondo il Ministro dell’Interno, adottare una soluzione in modo autonomo, per arginare il flusso di migranti e per poter salvaguardare le proprie frontiere. E anche oggi, prima del vertice Ue di Bruxelles, il Vice Cancelliere Reinhold Mitterlehner ha dichiarato che l’Austria è stata costretta ad agire unilateralmente, inasprendo la politica nei confronti dei migranti, in mancanza di una politica “solidale” dell’Ue. 

Sarebbe diverso se esistesse una sorta di “coalizione della disponibilità” che si faccia carico di accogliere le centinaia di migranti che arrivano ogni giorno dai Balcani. Eppure la Francia ha annunciato solo pochi giorni fa che non accetterà per i prossimi due anni più di 30.000 rifugiati. “Questa non è solidarietà” ha dichiarato oggi il Vice Cancelliere Mitterlehner alla radio pubblica austriaca.

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Barriere contro l’effetto domino

Solo martedì l’Austria aveva annunciato di voler intensificare i controlli lungo i propri confini meridionali con Italia, Slovenia e Ungheria, per contrastare il percorso adottato dai migranti lungo la cosiddetta rotta balcanica. Il governo austriaco sembra deciso ad erigere una barriera nelle aree del Brennero e di Tarvisio, per bloccare l’eventuale afflusso di migranti che potrebbero riversarsi in Tirolo. La costruzione di tali recinzioni potrebbe avvenire già nelle prossime settimane.

I numeri dell’emergenza

La situazione in Austria è fortemente critica. Da gennaio 2016 sono arrivate 11.000 domande di asilo, al ritmo di 250 al giorno, in un Paese piccolo, con 8,6 milioni di abitanti. Non è chiaro cosa intenda fare il governo una volta raggiunto il limite di 37.500 rifugiati per il 2016.

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Il tetto massimo una soluzione condivisa?

Il Cancelliere Werner Faymann ha dichiarato che si aspetta che anche la Germania metta un tetto massimo che limiti il numero di richieste di asilo. Inoltre il Cancelliere federale austriaco ha anche detto di appoggiare l’accordo proposto dalla Germania alla Turchia, perché sigilli i propri confini e mandi poi i rifugiati in Europa, con un sistema di ripartizione in quote.

Il gruppo dei quattro di Visegrad

Al tempo stesso di fronte al vuoto decisionale che sembra regnare nell’Ue in questa fase in materia di rifugiati, l’Austria si mostra vicina al cosiddetto gruppo dei quattro di Visegrad, ovvero Polonia, Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca, che chiedono più controlli nell’area Schengen. Il gruppo di Visegrad si dice tra l’altro pronto, in assenza di una soluzione condivisa a livello europeo, a procedere con un piano B che prevede la realizzazione di una barriera che sigilli e protegga i confini meridionali dell’Unione Europea, impedendo ai migranti di passare in massa risalendo i Balcani. Coinvolti in questo piano B anche Bulgaria e Macedonia. Anello debole della catena resta sempre la Grecia, che però da qualche giorno ha finalmente attivato quattro dei cinque hotspot per controllare e registrare i migranti sul proprio territorio.

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Il problema sicurezza

Altro aspetto che preoccupa l’Austria è la questione sicurezza. Su questo fronte il governo sembra intenzionato a non derogare, ecco perché la ferma decisione di voler effettuare controlli capillari e accurati sui migranti. Infatti i due jihadisti arrestati a Salisburgo il 10 dicembre 2015 sono stati trovati in un centro di accoglienza per rifugiati. I due, che sono sospettati di avere stretti legami con la cellula terroristica che ha messo a segno gli attacchi di Parigi lo scorso novembre, avrebbero confessato che stavano pianificando altri attentati nella capitale francese. Erano un 28enne di origini algerine e un 34enne di origini pakistane, che avevano fatto domanda di asilo in Austria. Sembra fossero arrivati il 3 ottobre nell’isola greca di Leros, insieme con due terroristi che hanno partecipato agli attacchi di Parigi.

 

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