Rifugiati in fila sotto la pioggia alla stazione Hauptbahnhof

In fondo alla stazione Hauptbahnhof di Vienna, in un androne che collega i vari binari, c’è una vasta area coperta che offre ricovero temporaneo ai rifugiati in attesa di un treno che li porti in Germania o in Svezia.

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Tantissimi volontari aiutano i migranti che si accalcano qui. Offrono loro un pasto caldo, bevande, indumenti, assistenza con un team di traduttori. Questa zona franca, dove tutto sembra irreale, sospeso, perché nessuno almeno per ora si accinge a partire, trabocca di uomini, donne, bambini. Una marea umana. Alcuni sostano in piedi, altri sono seduti o sdraiati per terra, qualcuno dorme. Saranno migliaia. 

Colpisce l’ordine che pure regna in questo caos. Non ci sono tensioni, né angoscia. Quella, assieme a paura e sofferenza, si è dissolta nel momento in cui hanno messo piede in Austria.

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Fuori piove a dirotto. Come all’interno tutto si svolge in modo calmo e ordinato, così all’esterno centinaia di rifugiati sostano in fila per ricevere vestiti, coperte, scarpe. Aspettano pazientemente il proprio turno, sotto la pioggia battente.

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Ali e Hameer vengono dal Pakistan. Sono due amici di 27 e 25 anni. Parlano Urdu e inglese. Raccontano perché abbiano lasciato Islamabad: “Non c’è elettricità, non c’è acqua e poi i Talebani seminano morte con attentatori suicidi imbottiti di esplosivo”. Così ha perso la vita la madre di Ali e allo stesso modo è stata decimata la famiglia di Hameer.

Ali e Hameer

Si sono allontanati dal Pakistan mesi fa. Il loro viaggio è iniziato a piedi, verso il vicino Iran. Poi si sono spinti in Turchia, dove sono rimasti a lavorare per 2 o 3 mesi, per racimolare i soldi necessari a proseguire il loro cammino. 1.500 dollari, tanto è costata a ciascuno di loro la traversata in barca fino in Grecia, ad opera di trafficanti di uomini senza scrupoli. Erano stipati in 35 a bordo di una barca di 12 metri. Poi in bus e a piedi hanno raggiunto Macedonia, Serbia, Ungheria e infine l’Austria. La loro meta è l’Olanda. Per Ali e Hameer sarà difficile ottenere lo status di rifugiati. I trafficanti di uomini approfittano dell’accoglienza che l’Europa riserva ai profughi siriani per far entrare anche persone provenienti da altri paesi.

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Come Ali e Hameer anche altri pakistani, afghani e curdi saranno forse rimandati indietro, ma nel frattempo chi gestisce il business di uomini disperati si arricchisce diventando milionario.

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